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Educare al tempo e progettarsi nel tempo

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Cosa è il progettare?

Può innanzitutto essere definito come una riflessione sullo scopo, sull’esito, su ciò che si andrà a fare e su come farlo al meglio, ovvero un desiderio verso una meta e la ricerca della via più opportuna per raggiungerla. Può essere “strategia” utile in condizioni di incertezza e rischio, che sempre accompagnano le relazioni. Nella prospettiva progettuale l’attenzione si può concentrare più sull’aspetto operativo e cioè sul come prendere decisioni. La dimensione progettuale, infatti, attiene alla teoria delle decisioni: aiuta a indagare la complessità delle situazioni per stabilire quali decisioni prendere e come prenderle al meglio. L’uomo è connesso solidamente alla realtà e alla storia proprio attraverso la dimensione progettuale.

Ma cosa guida la progettualità? I progetti sono, o dovrebbero essere in realtà delle visioni, di un mondo relazionale differente, anche solo per qualche aspetto, immaginato e desiderato.

Prometeo, il cui nome significa colui che prevede, è comunemente rappresentato come simbolo del tentativo dell’uomo di ribellione verso la propria natura, in senso antropologico può essere visto come l’eroe che fonda miticamente la civiltà trasgredendo i limiti imposti dalla natura arcaica e primordiale.

Il mito di Prometeo ci rimanda all’idea di impresa, di sforzo titanico, di lotta contro le forze che limitano l’uomo nel suo slancio verso l’assoluto, introduce il tema del desiderio all’interno della condizione umana. Prometeo è quella forza eternamente ribelle e sovversiva connaturata all’uomo, ma è anche tensione costruttiva che mira a sfuggire al vincolo dell’accettazione passiva del mondo reale e dei suoi fenomeni e che permette di modificare l’ambiente adattandolo al suo bisogno. Il fuoco che egli dona agli uomini rappresenta quell’elemento creativo che, se ben padroneggiato, consente il passaggio dell’uomo da una condizione più passiva, senza iniziativa, sottomessa alla realtà così come è, ad una capace di inventare, trasformare e innovare in funzione non solo della sopravvivenza ma anche dell’aspirazione a vivere meglio.

Ma Prometeo rappresenta anche il tempo circolare contrapposto a quello lineare. È il tempo opportuno che i greci chiamavano kairós, una parola il cui primo significato è quello di «giusta proporzione». La giusta combinazione tra tempo lineare e tempo circolare. È una forma di contatto più sano con la realtà che viviamo, un contatto più di qualità, un adattamento funzionale.

Il tempo non è una sostanza, non esiste se non per ciò che contiene, viene ritmato, contato, si può cadenzare, ma in sé non esiste, è il tempo che qualcosa agisca, il tempo che qualcosa succeda… Possiamo parlare più che altro quindi, di tempi, di poter vivere bene i tempi della nostra vita, perché viviamo in una rete di tempi, di ritmi diversi, e l’abilità è proprio saperli coniugare e non vivere schiavi del tempo. Quindi saper “trovare il tempo” di fare le cose, non prendendo impegni che intuiamo non sapremo gestire, non creare nella nostra vita troppi compromessi e intrecci, impegni che non riusciamo a mantenere, si tratta proprio di questo: il Kairos, l’armonia tra i tempi, il tempo dell’organizzazione delle cose, il tempo circolare, e il tempo lineare, cioè il tempo dell’ordine.

Il punto d’incontro tra questi due tempi è proprio il Kairos.

Il tempo circolare attiene alla qualità con cui ci organizziamo, l’efficienza, la praticità, ma anche la serenità che deriva da una buona organizzazione. Il tempo lineare è quello che scorre, la sequenza delle ore, dei pensieri. Di solito siamo più abili a gestire quest’ultimo, e riempiamo il tempo lineare di tutto, di tutti gli impegni, come in una scaletta, stabiliamo a monte delle priorità in maniera meccanicistica, a volte fredda e razionaloide. Ovviamente i tempi gestiti da altri ci faranno sentire più dipendenti ma anche più deresponsabilizzati, più spensierati, mentre il tempo circolare ci fa essere più indipendenti. Il Kairos è l’unione di entrambi, un non dimenticare aperti determinati tempi ma chiudere dei cerchi, gestirli e organizzarli.

Sentire un tempo che non sia nemico, che non sia troppo stringente e castrante, è un punto base da cui si può partire. Poter sentire il tempo come contenitore in cui organizzare i progetti senza ansie, con la possibilità di gestirlo autonomamente e comprendere il valore fecondo dell’ozio, della riflessione, delle pause e dei tempi morti senza avvertire il vuoto, la noia, ma valorizzandoli, vederli come possibilità di radunare le idee e le energie per pensare e meditare su ciò che si vorrebbe fare.

Condizione imprescindibile di ogni autentica ed efficace progettualità sta nella capacità di sentire e vedere la realtà non come un qualcosa di già compiuto e definito, di cui limitarsi a prendere atto, anche in maniera piuttosto passiva e deresponsabilizzata, ma come un processo in divenire, che può assumere forme e modalità differenti, non dimenticandosi mai delle infinite possibilità mutevoli della realtà.

Desiderare con una rappresentazione chiara ciò che si vorrà essere ed ottenere sono due condizioni imprescindibili e legate tra loro poiché quello che si vuole ottenere (beni materiali, ricchezza, o altro), significa pensarsi sempre all’interno di una relazione con qualcuno, con un potere diverso, maggiore, quindi educare alle relazioni è il punto di partenza necessario anche per educare i giovani a desiderare bene, in maniera allineata e con desideri in linea con le loro potenzialità di riuscita e con le proprie reali attitudini e inclinazioni.

Dott.ssa Federica Giromella

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